«Le pietre di Venezia introduce una visione totaledella civiltà veneziana: ilpopolo, le arti, le azioni, il pensiero. È per così dire una storia culturale archetipica». John D. Rosenberg
Il catalogo della mostra che si tiene a Palazzo Ducale in apertura delle celebrazioni per il bicentenario della nascita di John Ruskin racconta la storia d’amore, lunga e fruttuosa, tra il famoso critico inglese e la città di Venezia. Durante la sua vita, Ruskin visitò Venezia numerosissime volte a partire dal 1835 e, in seguito ai lunghi soggiorni in città, pubblicò l’opera in tre volumi intitolata Le pietre di Venezia, un inno alla bellezza, all’unicità e alla fragilità di questa città, destinata a diventare un caposaldo della cultura anglosassone e l’inizio del revival gotico d’epoca romantica.
Il volume si apre con un testo di Gabriella Belli che racconta Le ragioni di una mostra: «Un’esposizione che, per essere quasi la prima che il Paese dedica a questo versatile intellettuale inglese, ha inteso innanzitutto focalizzarsi sul racconto della sua personale vicenda artistica, meno nota rispetto alla più ampia diffusione del suo pensiero, contenuto nelle migliaia di pagine vergate nel corso della vita e pubblicate coeve in magnifiche edizioni». Segue il saggio della curatrice Anna Ottani Cavina John Ruskin. Ritratto d’artista: «Questa mostra su John Ruskin, nel cuore gotico della citta, vuole essere un monito per la salvezza di Venezia; ma poiché un’esposizione coincide con la sua messa in scena, la mostra è anche una sfida a celebrare Ruskin come pittore, grande e singolare pittore, al di là della sua vertiginosa capacità di interpretare i tanti ruoli del genio, al di là della sua stessa determinazione a privilegiare la parola scritta». L’intervento di Joseph Rykwert, John Ruskin. Una voce sempre viva, si concentra sui discorsi tenuti da Ruskin nell’ambito di numerose conferenze, incontri che rappresentavano una delle principali forme di intrattenimento popolare dell’Ottocento.
A concludere il volume, gli interventi di Sarah Quill, Sergio Perosa, Stephen Wildman, Francesca Tancini e Clive Wilmer, oltre al catalogo delle opere in mostra, curato da Elena Marchetti, e l’ampia bibliografia di riferimento a cura di Francesca Tancini.
Anna Ottani Cavina,a lungo docente di Storia dell’arte all’Università di Bologna e visiting professor a Yale, Brown e Columbia University, ha creato e diretto la Fondazione Federico Zeri. Dal governo francese è stata insignita del titolo della Légion d’honneur (2001) e di Officier de l’Ordre des Arts et des Lettres (2011).
40,00 €