«L’approccio alla ceramica e sempre stato per me totalmente spontaneo, cioè conforme alla mia sensibilità ed al mio modo di fare arte. Amo molto la materia» Enrico Baj, artista
Un processo creativo all’insegna di una giocosa sperimentazione, nomadismo e dissacrante provocazione è quello che caratterizza le ceramiche dell’eclettico Enrico Baj, raccolte e presentate nel catalogo ragionato edito da Marsilio Arte e curato da Luca Bochicchio, direttore scientifico del MuDA di Albissola Marina.
Nato a Milano nel 1924, Baj è stato uno dei principali artisti attivi in Italia nella seconda metà del Novecento. La sua arte si identifica in un costante ricorso alla manipolazione, all’assemblaggio e all’uso di un’estesa gamma di immagini, stili e materiali. L’esperienza di Baj ceramista inizia con le sculture e i rilievi realizzati ad Albissola Marina durante l’Incontro Internazionale della Ceramica del 1954, al quale partecipano anche Asger Jorn, Sergio Dangelo, Karel Appel, Corneille e Roberto Sebastian Matta. Tuttavia, all’interno della sua parabola artistica Baj non ricorre alla ceramica in modo costante e lineare: rispetto alle numerose alternative espressive sulle quali si è soffermato – tra tutte, pittura e incisione – l’artista vi ritorna saltuariamente, soprattutto verso la fine della sua carriera. Ciononostante è lo stesso Baj a esplicitare la sua affezione per questo medium, dichiarando che «la ceramica è l’ideale della materia e [l’arte] che dopo la pittura [che] mi è più affine».
Il volume, promosso dall’Archivio Baj e dalla Fondazione Marconi, raccoglie la schedatura completa delle 120 opere in ceramica realizzate negli anni dall’artista, come le celebri terrecotte del Personaggio (1954) e de Il generale Schwarzkopf (1991), organizzandole cronologicamente. Introduce il catalogo ragionato un saggio ampiamente illustrato a firma del curatore Luca Bochicchio. Il suo contributo, suddiviso in nove capitoli, analizza i processi storici, culturali, espressivi e tecnici alla base della realizzazione delle opere, stabilendo un imprescindibile collegamento tra i lavori in ceramica e l’intera produzione dell’artista.
Baj ha interpretato a suo modo la tradizione storico-culturale dell’artigianato italiano, muovendosi da una “bottega” all’altra. Ogni produzione di Baj si è svolta in territori diversi, segnati ognuno da una tradizione di ceramisti: il risultato di questo nomadismo operaio si manifesta nelle differenze e nelle specificità che si possono osservare nelle varie opere.
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