Intesa Sanpaolo e Marsilio Arte annunciano on Art Pesaro, un ciclo di lezioni per interpretare il presente attraverso la chiave dell’arte, pensate e condotte da alcune tra le più autorevoli figure del mondo artistico e culturale attraverso prospettive inedite, multidisciplinari e al contempo rigorose. Gli appuntamenti si terranno presso il Teatro Sperimentale di Pesaro dal 27 ottobre al 1° dicembre 2024 e si inseriscono nell’ambito di Pesaro Capitale della Cultura 2024, di cui Intesa Sanpaolo è Main Partner.
Che l’arte serva in primo luogo a leggere e interpretare il mondo in cui siamo, guardando al passato ma anche al futuro, è la convinzione da cui parte questa nuova iniziativa, che si propone di offrire uno sguardo interdisciplinare e inedito, che rifletterà le esperienze, le conoscenze e le curiosità delle relatrici e dei relatori che prenderanno parte al programma.
Storia, mitologia, scienza, innovazione, natura sono tutti ambiti non solo capaci di dialogare con l’arte, ma anche di porre domande, dubbi e quesiti cui l’arte stessa tenta di rispondere, trascendendo rigidi confini e immaginando nuovi possibili orizzonti.
Che l’arte serva in primo luogo a leggere e interpretare il mondo in cui siamo, guardando al passato ma anche al futuro, è la convinzione da cui parte questa nuova iniziativa, che si propone di offrire uno sguardo interdisciplinare e inedito, che rifletterà le esperienze, le conoscenze e le curiosità delle relatrici e dei relatori che prenderanno parte al programma.
Storia, mitologia, scienza, innovazione, natura sono tutti ambiti non solo capaci di dialogare con l’arte, ma anche di porre domande, dubbi e quesiti cui l’arte stessa tenta di rispondere, trascendendo rigidi confini e immaginando nuovi possibili orizzonti.
La prima edizione del progetto s’intitola on Art Pesaro. L’arte legge il mondo, collegandosi al tema “La natura della cultura” di Pesaro Capitale della Cultura 2024. Svincolandosi dai limiti imposti dall’analisi artistica tradizionale, gli interventi proposti da on Art coinvolgeranno vari ambiti di studio, in particolare le interazioni tra arte, natura e tecnologia. Scopri gli appuntamenti di questa prima edizione!
«Piante, paesaggi, animali, uomini: questa la gerarchia da applicarsi, a salire, nel mondo dell’arte secondo quanto teorizzato nel 1666 da André Félibien, storico di corte di Luigi XIV:
“Chi crea paesaggi perfetti è al di sopra di un altro che produce solo frutti, fiori o conchiglie. Chi dipinge animali vivi è più stimato di quelli che rappresentano solo cose morte e immobili; e siccome la figura dell’uomo è l’opera più perfetta di Dio sulla Terra, è anche certo che colui che si fa imitatore di Dio dipingendo figure umane, è molto più eccellente di tutti gli altri…”.
E se ci lasciassimo, invece, ispirare dalle piante?» – Stefano Mancuso
Stefano Mancuso
Scienziato di fama mondiale e direttore del Laboratorio internazionale di neurobiologia vegetale (LINV), che nel 2013 il “New Yorker” ha inserito nella classifica dei world changers.
Cambia la realtà quando cambiano le parole? E come? A leggere Calvino o Saramago – penso a una delle Lezioni americane, L’esattezza, e a un romanzo, Storia dell’assedio di Lisbona – sembra cambi tutto, la vicenda privata dei personaggi e la Storia. E quanto siamo in grado ancora di descrivere con le parole ciò che abbiamo intorno, visto che non facciamo altro che scattare fotografie (spesso un selfie)? E se siamo ancora in grado, come cambieranno le immagini d’arte fatte con l’AI – copie e invenzioni – quando per ottenerle dobbiamo scrivere, cioè descrivere con le parole? Tutte le immagini scompariranno o anche, dell’arte di scrivere prompt.
Chiara Valerio
Scrittrice, direttrice artistica e curatrice editoriale.
Tra uomo e natura può esserci continuità – lo spiega bene Ovidio, nelle sue Metamorfosi, quando racconta di esseri umani trasformati in alberi, in fiori, in sassi, in animali; come se la trasformazione degli uni negli altri fosse il segno di una integrazione capace di superare e annullare la morte. Ma il rapporto può essere anche discontinuo, se non conflittuale: la natura è matrigna – diceva Lucrezio – e per sopravvivere e progredire l’uomo deve combatterla e dominarla; deve opporre alla natura la sua cultura.
Laura Pepe
Storica e studiosa del mondo classico, docente di diritto romano e diritti dell’antichità all’Università degli studi di Milano.
Tutti gli incontri potranno essere seguiti in diretta streaming su questa pagina oppure sui canali YouTube, Facebook e Instagram di Marsilio Arte.
Ogni giorno migliaia di persone scattano foto dei luoghi che visitano o che colpiscono il loro sguardo: in vacanza, durante i viaggi, in luoghi esotici, ma pure in città. Orizzonti, cieli, spazi naturali, distese marine e stradali. Dal punto di vista formale queste immagini appartengono a quel reame storicamente battezzato “paesaggio”. Uno dei generi più frequentati dalla pittura degli ultimi quattrocento anni. Certo, osservando una foto delle vacanze postata su Instagram forse non viene in mente di legarla a un bosco di Corot o a una montagna di Cezanne, eppure il dispositivo è simile. Anche perché il nostro sguardo fotografico è inevitabilmente condizionato dalle immagini che abbiamo visto, magari inconsciamente (inclusi i paesaggi che popolano i film o quelli nei musei). Ma come si guarda davvero un paesaggio? E qual è la differenza (se c’è) tra queste nostre foto contemporanee e quei luoghi del passato?
Riccardo Falcinelli
Celebre graphic-designer, autore e docente di Psicologia della percezione alla facoltà di Design ISIA di Roma.
Tutti gli incontri potranno essere seguiti in diretta streaming su questa pagina oppure sui canali YouTube, Facebook e Instagram di Marsilio Arte.
Tutti gli eventi sono a ingresso gratuito su prenotazione. Tutti gli incontri potranno essere seguiti in diretta streaming sui canali YouTube, Facebook e Instagram di Marsilio Arte.
«Piante, paesaggi, animali, uomini: questa la gerarchia da applicarsi, a salire, nel mondo dell’arte secondo quanto teorizzato nel 1666 da André Félibien, storico di corte di Luigi XIV:
“Chi crea paesaggi perfetti è al di sopra di un altro che produce solo frutti, fiori o conchiglie. Chi dipinge animali vivi è più stimato di quelli che rappresentano solo cose morte e immobili; e siccome la figura dell’uomo è l’opera più perfetta di Dio sulla Terra, è anche certo che colui che si fa imitatore di Dio dipingendo figure umane, è molto più eccellente di tutti gli altri…”.
E se ci lasciassimo, invece, ispirare dalle piante?» – Stefano Mancuso
Stefano Mancuso
Scienziato di fama mondiale e direttore del Laboratorio internazionale di neurobiologia vegetale (LINV), che nel 2013 il “New Yorker” ha inserito nella classifica dei world changers.
Cambia la realtà quando cambiano le parole? E come? A leggere Calvino o Saramago – penso a una delle Lezioni americane, L’esattezza, e a un romanzo, Storia dell’assedio di Lisbona – sembra cambi tutto, la vicenda privata dei personaggi e la Storia. E quanto siamo in grado ancora di descrivere con le parole ciò che abbiamo intorno, visto che non facciamo altro che scattare fotografie (spesso un selfie)? E se siamo ancora in grado, come cambieranno le immagini d’arte fatte con l’AI – copie e invenzioni – quando per ottenerle dobbiamo scrivere, cioè descrivere con le parole? Tutte le immagini scompariranno o anche, dell’arte di scrivere prompt.
Chiara Valerio
Scrittrice, direttrice artistica e curatrice editoriale.
Tra uomo e natura può esserci continuità – lo spiega bene Ovidio, nelle sue Metamorfosi, quando racconta di esseri umani trasformati in alberi, in fiori, in sassi, in animali; come se la trasformazione degli uni negli altri fosse il segno di una integrazione capace di superare e annullare la morte. Ma il rapporto può essere anche discontinuo, se non conflittuale: la natura è matrigna – diceva Lucrezio – e per sopravvivere e progredire l’uomo deve combatterla e dominarla; deve opporre alla natura la sua cultura.
Laura Pepe
Storica e studiosa del mondo classico, docente di diritto romano e diritti dell’antichità all’Università degli studi di Milano.
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Ogni giorno migliaia di persone scattano foto dei luoghi che visitano o che colpiscono il loro sguardo: in vacanza, durante i viaggi, in luoghi esotici, ma pure in città. Orizzonti, cieli, spazi naturali, distese marine e stradali. Dal punto di vista formale queste immagini appartengono a quel reame storicamente battezzato “paesaggio”. Uno dei generi più frequentati dalla pittura degli ultimi quattrocento anni. Certo, osservando una foto delle vacanze postata su Instagram forse non viene in mente di legarla a un bosco di Corot o a una montagna di Cezanne, eppure il dispositivo è simile. Anche perché il nostro sguardo fotografico è inevitabilmente condizionato dalle immagini che abbiamo visto, magari inconsciamente (inclusi i paesaggi che popolano i film o quelli nei musei). Ma come si guarda davvero un paesaggio? E qual è la differenza (se c’è) tra queste nostre foto contemporanee e quei luoghi del passato?
Riccardo Falcinelli
Celebre graphic-designer, autore e docente di Psicologia della percezione alla facoltà di Design ISIA di Roma.
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