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da MArte

Ugo Mulas lo ricordo così: il racconto di Lina Sotis

di Lina Sotis

La giornalista e scrittrice Lina Sotis ci guida alla scoperta dell’epoca di Ugo Mulas e della sua fotografia. In attesa della mostra curata da Denis Curti e Alberto Salvadori che approderà al Palazzo Reale di Milano il 10 ottobre 2024. Oltre duecentocinquanta immagini ripercorrono la sua carriera e il legame con la metropoli lombarda, focus dell’iniziativa “Ugo Mulas in città”, che coinvolge la Pinacoteca di Brera, il Museo del Novecento, il Museo Poldi Pezzoli e la Fondazione Marconi

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Ricordo Ugo come un uomo bello, ombroso, che ti sarebbe piaciuto che ti avesse guardato.
Erano altri tempi, gli uomini guardavano ancora. E Ugo era considerato a Milano, ma chiaramente anche nelle altre capitali del mondo, l’uomo che guardava più profondamente, più sapientemente, più tenebrosamente. Lui faceva vedere agli altri, con le sue fotografie, le cose che c’erano ma non si vedevano: Ugo Mulas era il fotografo più famoso di quegli anni.
Però non aveva l’aria dei famosi, non se la tirava per niente. Era di poche parole, ma era anche il suo fascino. Aveva una bella moglie, come Nini. La tirava fuori ogni tanto, non sempre. Aveva una sorella che seguiva le sue orme, Maria. E lo seguiva con fantasiosa deferenza, come se Mulas non potesse essere che un simbolo, il nome simbolo della fotografia.
In effetti, in un’epoca in cui i fotografi andavano di moda ‒ adesso non è più così: non ci sono più i geni, ci sono semplicemente tanti dilettanti che fotografano ovunque e comunque con i telefonini, e quasi sempre per il loro egoismo ‒, allora i fotografi erano super. Allora erano Helmut Newton, Giovanni Gastel, Oliviero Toscani, ma Ugo era diverso da tutti, perché lui non faceva moda, non faceva cose frivole, non faceva cose accattivanti, non faceva cose pubblicitarie. Ugo faceva solo la cultura, la serietà, l’intelletto.
La fotografia del catalogo che mi ha più impressionato e fatto ricordare i tempi, perché in fondo è un simbolo, è una fotografia a Lucio Fontana mentre fa il suo famoso taglio. Ecco la coppia, era perfetta. Lui, fotografando il taglio di Lucio, fotografava ciò che poteva esserci dietro quel taglio, tutto ciò che ti immagini. Lui fotografava la possibilità e l’altro dava la possibilità, a quelli che lo guardavano, di immaginare quello che voleva. Ecco, quello era Ugo Mulas. Immaginati il meglio vedendo della melma, immaginati l’incredibile vedendo una faccia imbronciata, immaginati un’epoca vedendo un quartiere animato e popolare come Brera dai tavoli del suo famoso Jamaica, il bar adorato da Ugo a quell’epoca. Ci sono tante fotografie di Ugo al Jamaica, lui riprende i tavolini, riprende mamma Lina, riprende la piccola Michela, riprende le facce incazzate di allora, riprende i loro vestiti, allora andava di moda essere poveri, essere per carità non ostentatamente ricchi, per carità non ostentatamente alla moda, per carità diversi dai borghesi, anche se tutti avevano una nascita un po’ negata, ma di alta o bassa borghesia.
Poi Ugo si ammalò, si ammalò di un male difficile, di un male che curò in un ospedale a New York. Lo andai a trovare con degli altri amici e lui ci venne incontro con un’asta porta flebo e per la prima volta sorrise, sorrise amichevole, non sorrise ombroso, sorrise a ciò che in fondo aveva sempre sottovalutato, ciò che in fondo non cercava nelle sue fotografie – lì cercava la verità, l’ombra, il dispetto, il disprezzo –, sorrise come un uomo tenero, un uomo che ha voglia di essere normale, un uomo che è felice dell’affetto degli amici. Milano lo ha amato. Ci manchi molto Ugo, molto, ma con te è andata via anche la tua epoca. Con te sono andati via anche gli uomini come te, quelli che piacevano da morire a tutte.

Lina Sotis

Cover photo: Ugo Mulas, Verifica 13. Autoritratto con Nini. A Melina e Valentina, 1972; Fotografie Ugo Mulas © Eredi Ugo Mulas. Tutti i diritti riservati. Courtesy Archivio Ugo Mulas, Milano – Galleria Lia Rumma, Milano/Napoli

BIO
Lina Sotis, romana, viene a Milano, sposa di un milanese dal nome dell’epoca, quando andavano i commendatori, Gian Marco Moratti. A ventitré anni non cessa di essere nerazzurra, ma cessa di essere Moratti e ridiventa Sotis. Si mette a lavorare, prima a Vogue in pubblicità, poi da Amica, poi al Corinf, il giornale della sera, e poi al Corriere della Sera, dove diventa la prima donna in cronaca. Fa una lunga carriera, che dura quarantun anni, al Corriere della Sera. Ancora adesso lavora nelle sue pagine.

INFO
10 ottobre 2024 – 2 febbraio 2025
Ugo Mulas. L’operazione fotografica
PALAZZO REALE
Piazza del Duomo 12, Milano
https://www.palazzorealemilano.it/

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