Genialità e talento guidarono Tiziano fin dagli esordi. Ma cosa sappiamo dei suoi inizi? A quali capolavori lavorò durante le prime fasi di una carriera strabiliante?
Abbiamo chiesto ai curatori della mostra alle Gallerie dell’Accademia di Venezia ‒ Roberta Battaglia, Sarah Ferrari e Antonio Mazzotta ‒ di spiegarci l’importanza di una data, il 1508, per la carriera di Tiziano, destinato a una fama leggendaria.
Che cosa significava essere un “giovane artista” all’inizio del Cinquecento e in un contesto come quello veneziano?
L’ambiente culturale veneziano attorno al 1500 era estremamente stimolante per un giovane artista. Accanto all’anziano Giovanni Bellini, considerato da Dürer “il migliore di tutti”, capace ancora di stupire con opere di grande impegno come la pala di san Zaccaria, erano nel pieno fiorire della loro attività sia Giorgione, che aveva indicato la strada per una pittura nuova, di grande seduzione pittorica e di ambientazione atmosferica, sia Albrecht Dürer, importante esponente dell’attività xilografica ed editoriale tedesca.
Il 1508 è una data chiave per questa mostra. Ci spiegate le ragioni e quali intenti sono alla base dell’intero progetto espositivo?
Il progetto espositivo vuole mettere alla prova l’indicazione data da Vasari (che era stato a Venezia e in contatto con Tiziano) secondo cui Tiziano nel 1508 avrebbe eseguito un dipinto con Arcangelo Raffaele e Tobiolo, che siamo convinti sia il dipinto delle Gallerie dell’Accademia di Venezia, e una xilografia con il Trionfo di Cristo. Queste opere sono state valutate anche alla luce del fatto che il 1508 è pure la data di esecuzione degli affreschi del Fondaco dei Tedeschi, la prima commissione pubblica per Tiziano. Si tratta dunque di un anno decisivo dopo il quale nulla sarà più come prima e il successo raggiunto da Tiziano sarà premessa imprescindibile per la commissione dei miracoli di sant’Antonio nella scuola del Santo di Padova risalenti al 1511.
Interrogarsi sulla datazione di un’opera è fondamentale per studiosi e storici dell’arte. Quali criteri avete adottato per verificare l’attendibilità della proposta di Giorgio Vasari rispetto al dipinto l’Arcangelo Raffaele e Tobia?
Abbiamo innanzitutto ragionato sulla tenuta di questa data anche a fronte della xilografia con il Trionfo di Cristo, riferita da Vasari allo stesso anno, e con gli affreschi del Fondaco tradizionalmente collocati in quell’anno. Abbiamo “vivisezionato” il dipinto, cercando di illustrare le componenti culturali che sono alla base dell’opera e che ne giustificano una datazione al 1508 (l’influenza di Dürer presente a Venezia tra autunno 1505 e 1507; influenza del Michelangelo fiorentino della Battaglia di Cascina). Inoltre abbiamo rifatto indagini riflettografiche e radiografiche da cui è emersa una genesi molto complessa del dipinto, a supporto di una sua datazione alla fase giovanile dell’artista.
Quali caratteristiche del giovane artista Tiziano lo hanno accompagnato nella sua trasformazione in artista leggendario?
Sin dalla giovane età Tiziano si distingue per un talento innato – a metà Cinquecento Ludovico Dolce affermava che “insino nel ventre di sua madre era pittore” ‒ ma anche per una personalità poliedrica, che lo porta a sperimentare con successo diverse tecniche, come abbiamo avuto modo di illustrare in mostra alternando l’esposizione di dipinti, disegni e stampe, così come a proporre nuove interpretazioni di soggetti che avevano una lunga tradizione iconografica alle spalle, già ben definita dal “mostro sacro” della tradizione locale: Bellini. In mostra, ad esempio, abbiamo il Battesimo di Cristo dei Musei Capitolini, che è affrontato sia compositivamente, sia sentimentalmente, sia scenograficamente, in una maniera del tutto inedita e in rottura col passato.
Tiziano affronta anche la raffigurazione del nudo, in particolare femminile, che interpreta con grande maestria, sfruttando al massimo le potenzialità espressive della pittura, e incontrando così il favore dei committenti più importanti di tutta Europa, che si contenderanno le sue opere anche nei secoli a venire.
BIO
Roberta Battaglia ha studiato storia dell’arte moderna all’Università degli Studi di Padova e ha conseguito il dottorato di ricerca presso la Scuola Normale di Pisa con una tesi sulla produzione incisoria di Piranesi. Dal 2000 è funzionario storico dell’arte nel Ministero della cultura:ha lavorato in un primo tempo presso la Soprintendenza storico artistica di Venezia, dedicandosi ad attività di tutela, conservazione e restauro, dal 2009 presso le Gallerie dell’Accademia di Venezia dove è stata responsabile, con Giulio Manieri Elia, del progetto scientifico di allestimento delle nuove sale museali al pianoterra e del riallestimento tuttora in corso delle sale al primo piano e dove ha curato diverse esposizioni (Saraceni 2013, Pennacchi 2016, Tintoretto 2018). Dal 2009 al 2015 ha anche tenuto l’insegnamento di storia e tecnica del restauro presso il Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Padova. Da alcuni anni è vicedirettore e curatore delle collezioni museali della seconda metà del Quattro e Cinquecento, suo prevalente campo di ricerca.
Sarah Ferrari ha completato il suo dottorato all’Università di Padova con una tesi dedicata all’umanesimo veneziano e alle novità figurative introdotte a Venezia da Giorgione e dal giovane Tiziano. È stata successivamente titolare di due assegni di ricerca post-doc presso lo stesso Ateneo. Ha collaborato alla pubblicazione del quinto e ultimo volume del Repertory di Elizabeth E. Gardner, ottenendo anche un Library Research Grant dal Getty Research Institute di Los Angeles, dove ha soggiornato per condurre ricerche sul collezionismo. Dal 2019 al 2022 ha collaborato con il Nationalmuseum di Stoccolma contribuendo alla catalogazione della pittura italiana e dal gennaio 2023 è titolare di una Marie Curie fellowship presso l’Università di Padova.
Antonio Mazzotta ha studiato storia dell’arte all’Università di Milano e al Courtauld Institute of Art di Londra. Attualmente è docente di Storia dell’arte moderna presso l’Università degli Studi di Milano. Ha lavorato come Curatorial Assistant alla National Gallery nel 2008-2010, dove ha curato la mostra Titian’s First Masterpiece. The Flight into Egypt (2012). Nel 2018-2019 ha curato una mostra al Castello Sforzesco (Milano) sulle origini dell’iconografia della Pietà di Michelangelo (Vesperbild. Alle origini delle Pietà di Michelangelo). I suoi principali temi di ricerca sono l’arte veneta e lombarda del Rinascimento e la storia del collezionismo.
INFO
Tiziano 1508. Agli esordi di una luminosa carriera
fino al 3 dicembre 2023
GALLERIE DELL’ACCADEMIA
Campo della Carità ‒ Dorsoduro 1050, Venezia
https://www.gallerieaccademia.it
Foto cover: Tiziano, L’arcangelo Raffaele e Tobiolo,1508 circa, tavola, cm 170 x 149 ©G.A.VE-Archivio fotografico – “su concessione del Ministero della Cultura”
Articoli correlati