Libri

da MArte

Un libro eccezionale per scoprire i giardini di Venezia

di Michele Masneri

È l’autore e saggista Michele Masneri ad accompagnarci alla scoperta dei giardini di Venezia raccontati da Toto Bergamo Rossi insieme a Marco Bay fra le pagine del libro targato Marsilio Arte. Vi attendono aneddoti poco notti, bellezze naturali e meraviglie architettoniche da togliere il fiato

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Coi tempi che corrono, cosa c’è di meglio che chiudersi dentro, magari in un giardino? Tra guerre, epidemie, politica becera e città inospitali. Magari Venezia non è il primo posto che uno si immagina in fatto di giardini, ma ecco che un librone-guida permette di capire che anche nella capitale mondiale del turismo c’è spazio per bellezza & voluttà tra le frasche. Ecco dunque I giardini di Venezia, pubblicato da Marsilio Arte e composto da uno dei nuovi dogi della Venezia artistica e social, che da meta di overtourism cerca faticosamente di diventare un centro per esclusivi network di amanti del bello globali, Toto Bergamo Rossi, direttore dell’organizzazione Venetian Heritage.
Il volume, come si dice riccamente illustrato, con foto di Marco Valmarana e con la collaborazione di Marco Bay, paesaggista, dopo una dovuta introduzione storica è soprattutto una guida di indirizzi notevoli, con caratteristiche precipue di ogni giardino: le essenze rare e rarissime ma anche e soprattutto aneddoti e curiosità tra storia, letteratura e soprattutto architettura.
E qui la fa da padrone il nume tutelare dell’architettura veneziana moderna e cioè Carlo Scarpa, che crea il giardino di pietra della sede dello IUAV; dopo aver fatto la celebre porta cementizia nel ’67, si occuperà del giardino venezian-giapponese, con un progetto site-specific, rovesciando infatti un portale monumentale seicentesco in pietra d’Istria, posto a terra e trasformato in una cornice per una vasca, come fosse un reperto antico recuperato che emerge tra i flutti. Scarpa è una presenza ovviamente ricorrente, per esempio alla Fondazione Querini Stampalia ma anche ai Giardini per antonomasia, cioè quelli della Biennale, creati nel 1807 per decreto napoleonico (e in origine si chiamavano infatti “Giardini Napoleonici”) ma evidentemente non ancora destinati a ospitare la più famosa mostra d’arte del mondo, che arriverà solo nel 1895. Così sorsero, oltre al Padiglione Italia (così denominato fino al 2008, oggi Padiglione Centrale), altri trenta edificati tutti durante il XX secolo. Il più recente risale al 2015 ed è stato costruito per ospitare l’Australia, ma tra quelli più interessanti ci sono quello dell’Austria di Josef Hoffmann, il padiglione dell’Olanda di Gerrit Thomas Rietveld o il padiglione della Finlandia, un prefabbricato a pianta trapezoidale progettato da Alvar Aalto. E ancora appunto Scarpa che progetta quello del Venezuela e poi il giardino del Padiglione Centrale detto “Giardino delle Sculture”.
E però non si può parlare solo di pietre, ci sono anche le piante: dunque ecco ai Giardini della Biennale, oltre ai grandi platani che tracciano i viali principali, bagolari, tigli e lecci che svettano tra la vegetazione più bassa dove i pitosfori, gli allori, la spirea, il crespino e ciuffi di plumbago colmano le aree vuote contornando le interessanti architetture dei padiglioni nazionali. E i giardini della Peggy Guggenheim Collection, dove tra le sculture di Jean Hans Arp, Alberto Giacometti, Max Ernst e altri l’esperto potrà riconoscere tigli americani, pitosfori, betulle nere, cipressi, magnolie e tassi.
Ma oltre alle istituzioni pubbliche uno subito è tentato di vedere l’indice dei nomi e chi abita dove, e dunque questo pregiato librone si può leggere anche come un Google Maps o Who’s Who per orientarsi in una città dove le mappe elettroniche non funzionano molto bene, tra indirizzi privati assai chic, dunque ecco case con giardino di signore fondamentali, come Palazzo Giustinian Brandolini d’Adda, dove abita ancora oggi Cristiana Agnelli, sorella dell’Avvocato, o Palazzo Bragadin Dabalà di Emanuela Bassetti vedova De Michelis, gran dogaressa delle lettere. C’è la town house di Ilaria Miani, inventrice e arredatrice di casali notevoli tra Roma e la Val d’Orcia, che a Castello, sul canale di San Pietro, ha recuperato un angolo invidiatissimo tra i cantieri nautici e le officine. C’è la Casetta Rossa, già (forse) atelier di Canova, e poi della celebre contessa Morosini, infine oggi quartier generale della assertiva pr Emanuela Schmeidler: insomma, ce n’è per tutti i gusti (anche, per evasioni extra Venezia, non solo per giardini ma anche per gli ugualmente fondamentali orti: i famosi carciofi veneziani sono un segreto che i turisti ancora non hanno scoperto).

Michele Masneri

BIO
Michele Masneri (Brescia, 1974) vive tra Milano e Roma. Autore e saggista, ha pubblicato il romanzo Addio, Monti (minimum fax, 2014); il reportage dalla Silicon Valley Steve Jobs non abita più qui (Adelphi, 2020) e il saggio su Alberto Arbasino Stile Alberto (Quodlibet, 2022).

Cover photo: Isola di San Francesco del Deserto. Photo Marco Valmarana

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