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L’incredibile caso del dipinto di Caravaggio ritrovato a Madrid

di Redazione

Fino al 23 febbraio 2025 il Museo del Prado di Madrid espone l’Ecce Homo attribuito a Caravaggio dopo essere comparso in un catalogo d’asta nel 2021. Abbiamo chiesto alla storica dell’arte Maria Cristina Terzaghi, una degli studiosi che hanno dichiarato l’autenticità dell’opera, di entrare nel dettaglio di questa scoperta

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Quando, nella primavera del 2021, in un catalogo d’asta a Madrid appare l’Ecce Homo attribuito a un pittore della cerchia di Jusepe de Ribera, l’opera ha un valore di partenza di 1500 euro. Tuttavia, nel momento in cui la sua immagine viene divulgata e raggiunge la comunità scientifica internazionale, alcuni studiosi riconoscono in essa la mano di Caravaggio. Il dipinto non fu mai venduto, ma il resto della vicenda lo racconta Maria Cristina Terzaghi, curatrice insieme a Keith Christiansen, Gianni Papi e Giuseppe Porzio della prima monografia dedicata a questo capolavoro ritrovato e pubblicata da Marsilio Arte.

La notizia dell’attribuzione a Caravaggio dell’Ecce Homo di Madrid ha fatto il giro del mondo. Ci racconta brevemente i dettagli di questa vicenda?
In breve: nell’aprile del 2021 un dipinto raffigurante l’Ecce Homo è apparso a un’asta a Madrid con l’attribuzione a Scuola di Ribera e una quotazione di partenza molto bassa. Il dipinto era online e dunque rapidamente alcuni dealer e storici dell’arte si sono resi conto che si trattava di qualcosa di più importante. Difficile stabilire chi sia stato il primo perché bisognerebbe controllare la cronologia degli accessi a Internet o dei whatsapp delle persone che ci sono arrivate, tuttavia, per quanto mi riguarda, posso dire di essere stata l’unica storica dell’arte che, nonostante la situazione di lockdown nella quale faticosamente ancora il mondo si muoveva, ha preso l’aereo per precipitarsi a Madrid a vedere l’opera. Ero infatti molto preoccupata che dopo l’asta non avrei più potuto vederla. In realtà la vendita non ebbe luogo. I proprietari infatti ritirarono il dipinto di cui nel frattempo lo Stato spagnolo aveva bloccato l’esportazione, dichiarandolo bene di interesse nazionale. Il Museo del Prado si era reso conto dell’importanza dell’opera, chiedendo anche conferma ad alcuni specialisti, tra cui io stessa.

Quali aspetti stilistici, iconografici e storici hanno reso possibile questa attribuzione?
A questa domanda non è facile rispondere. Un’attribuzione, come ha magistralmente spiegato Mina Gregori, riprendendo un’idea di Roberto Longhi, avviene perché si paragona l’opera che si ha davanti con un Museo interiore nel quale si è formato per consuetudine un repertorio di immagini relative alle opere prodotte da un certo artista. È la familiarità con l’opera di un pittore che rende capaci di riconoscerlo. Del resto, c’è un aspetto totalmente umano: la fisionomia di una persona cara si riconosce anche al buio, o mutata nel tempo, è la consuetudine con il suo aspetto che rende facile il riconoscimento, a volte anche da dettagli minimi. Lo stesso avviene con i dipinti.
Per quanto riguarda l’Ecce Homo, credo che le figure più riconoscibili fossero quella dello sgherro sullo sfondo, con quella mirabile bocca spalancata, e quella di Pilato. A mio avviso la figura di Cristo era meno scontata. Per quanto riguarda invece la storia della tela, da tempo si sapeva che Caravaggio aveva realizzato un Ecce Homo e, almeno per quanto mi riguarda, ho pensato subito si trattasse di quello del conte di Castrillo, il viceré di Napoli, di cui avevo inventario e misure sottomano, che infatti ho constatato subito essere compatibili con il dipinto apparso a Madrid.

Ogni volta che si parla di Caravaggio, l’attenzione di appassionati e addetti ai lavori è altissima. Che cosa rende il Merisi una indiscussa “star” dell’arte?
Caravaggio possiede due caratteristiche uniche, la sua è una pittura vera e umana, due dati che hanno commosso da sempre chi è entrato in contatto con le sue opere, e forse proprio per questo è sempre stato percepito come moderno. Sempre, fin dai suoi contemporanei. Di lui dicevano: “La sua è una maniera (cioè uno stile) meravigliosamente adatta per essere seguita dai giovani” già nel 1603/1604, quando ancora non aveva prodotto molti dei suoi capolavori. Ancora oggi lo sentiamo così: non ha subito mode, non è invecchiato con il gusto che inevitabilmente subisce trasformazioni e cambiamenti, anzi pare ringiovanito. A mio avviso, sono queste le strade per cui si comprende che la bellezza e la verità hanno a che fare con l’eternità.

Quale sarà il futuro dell’Ecce Homo di Madrid?
Il suo futuro è già presente: è stato acquistato da un collezionista che ritengo molto illuminato poiché ha permesso al Museo del Prado di esporlo nelle sue sale perché tutti potessero ammirarlo. A sua volta il Museo ha generosamente messo a disposizione la sua cura e custodia. Immagino che questa operazione potrà ripetersi anche in altre sedi museali o in altri momenti. Come tutti hanno intuito, pur essendo di proprietà privata, il dipinto riveste un interesse pubblico notevolissimo, patrimonio dell’umanità.

Intervista a cura di Arianna Testino

BIO
Maria Cristina Terzaghi è professore associato di Storia dell’arte moderna presso l’Università degli Studi “Roma Tre” e membro del comitato scientifico del Museo di Capodimonte a Napoli.

Cover photo: L’Ecce Homo di Caravaggio nella sala 8A. Museo Nacional del Prado. Photo © Museo Nacional del Prado

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