Protagonista, insieme a Milano, delle Olimpiadi 2026, Cortina è anche il fulcro del volume pubblicato da Marsilio Arte e curato da Servane Giol: un viaggio alla scoperta delle abitazioni ampezzane e delle atmosfere locali
La storia di Cortina è ricca di fascino e a scriverla sono stati anche celebri architetti e grandi nomi della cultura internazionale. Il libro di Servane Giol La regina delle Dolomiti. Vivere a Cortina d’Ampezzo descrive la quotidianità ampezzana guidando il lettore alla scoperta delle dimore e delle vicende locali nella stagione estiva e invernale. Completano il racconto gli scatti di Mattia Aquila. Abbiamo intervistato l’autrice.
Quali sono gli intenti del volume e cosa deve aspettarsi il lettore che si appresta a sfogliare le sue pagine?
Gli intenti del volume sono di fare scoprire gli interni di una Cortina d’Ampezzo troppo spesso assimilata ai film, Vacanze di Natale in primis, che suggeriscono una certa idea di vita vacanziera in albergo, mentre, a partire dagli anni Cinquanta, tantissime persone amanti della stazione sciistica hanno scelto l’opzione casalinga rispetto a quella alberghiera.
Sapevo di trovare degli interni ricchi di diversità, vista la grande varietà di origini delle persone che possiedono una abitazione nella conca. In più cercavo delle tracce storiche, una sorta di fil rouge che potesse definire lo stile cortinese al di là dei suoi più noti architetti Vietti e Gellner.
Questo fil rouge l’ho trovato proprio nella storia di Cortina, nel suo passato tirolese e nel suo presente veneto. Si trovano tracce decorative di ognuno di questi stili in ogni casa.
Il racconto per parole e immagini segue il ritmo delle stagioni, dividendosi fra inverno ed estate. Come descriverebbe sinteticamente le atmosfere estive e invernali di Cortina?
Una mia grande sorpresa è stata proprio scoprire quanto, nei film su Cortina, l’inverno venga sempre dipinto come comico, con grandi intrighi amorosi, e l’estate invece sia cornice di drammatiche spedizioni in montagna, drammi amorosi eccetera.
Per me invece l’estate è la stagione più allegra che ci sia a Cortina: le case decorate di fiori, i costumi ampezzani o tirolesi, le torte di lamponi, tutta la città assume un aspetto molto felice e autentico. L’inverno ha un’atmosfera più casalinga, fatta di stoffe calde e di pellicce. Per gli sportivi è adrenalina pura, con protagoniste le spettacolari montagne innevate di Cortina.
Gli scatti di Mattia Aquila che arricchiscono il volume ritraggono in particolare le architetture residenziali di Cortina, accompagnando lo sguardo alla scoperta di spettacolari dimore. Che cosa significa vivere la propria quotidianità a Cortina?
La quotidianità a Cortina è sicuramente legata al meteo e alle stagioni, meno per il cibo rispetto al passato, ma molto di più per ragioni turistiche. Per esempio l’assenza di neve può cambiare completamente una stagione invernale, al contrario un caldo intenso può far sì che tanta gente arrivi a Cortina in estate ricercando il fresco delle montagne. La quotidianità è dunque saper gestire dei momenti vuoti o strapieni di gente e adattarsi. Il tutto pur di evitare traffico e code.
La vita in casa, se forse non è più integralmente nelle Stube, d’inverno si raccoglie sicuramente intorno al camino e ad altre fonti di calore come le stufe.
Molti intellettuali subirono il fascino di Cortina, trovando nella cittadina veneta il luogo ideale in cui soggiornare. Ci racconta qualche aneddoto in merito?
Forse l’intellettuale più noto, o almeno quello che lasciò un’impronta nei sogni di una dolce vita tuttora attuale, è Ernest Hemingway. A Cortina soggiornò varie volte, in estate e in inverno, dapprima in albergo, poi a Villa Aprile. Sono numerosi i ricordi delle feste all’Hotel Posta, dove tra l’altro incontrò la sua traduttrice, Fernanda Pivano, rimasta sua fedele amica per tutta la vita.
La fama di Cortina è indissolubilmente legata ai Giochi olimpici del 1956. Qual è il suo augurio per la “regina delle Dolomiti” in vista delle Olimpiadi invernali 2026?
Io credo che non avranno assolutamente la stessa portata delle prime Olimpiadi del 1956, ci saranno molte meno gare che avranno luogo nella conca. Le gare saranno diffuse tra Venezia e Milano, fatto che non avvenne nel 1956. Mi auguro che questi giochi consentano di trovare una soluzione al grande problema della viabilità e dei parcheggi, che sono sempre più intasati. Un problema non più rinviabile.
Intervista a cura di Arianna Testino
BIO
Servane Giol, francese di nascita e veneziana d’adozione, ha lavorato per anni in campo editoriale collaborando, tra gli altri, con Harper’s Bazaar e Vogue Germany. È responsabile culturale dell’Alliance française di Venezia. Ha pubblicato Soul of Venice (Versailles, 2014), che ha ottenuto la medaglia d’argento agli Indipendent Publishers Award nel 2021. Per Marsilio Arte ha pubblicato Un invito a Venezia (Venezia, 2022).
Didascalie delle immagini:
L’artista Alice Mocellin crea per la propria casa una scultura a parete di ferro ossidato dal titolo Bosco. © Credit: Mattia Aquila
La tipica facciata della casa ampezzana metà in muratura e metà in legno. © Credit: Mattia Aquila
Gli architetti Gris Dainese reinterpretano il ferro in chiave moderna in questa mansarda a Crignes. © Credit: Mattia Aquila
La stanza di Ernest Hemingway all’Hotel de la Poste. Oltre agli arredi originali sono ancora conservati alcuni oggetti personali dello scrittore, tra cui la macchina da scrivere e una sua foto con dedica. © Credit: Mattia Aquila
Un angolo del salotto in una casa a Chiave. © Credit: Mattia Aquila
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