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da MArte

A Milano la grande mostra su Picasso, uno straniero in Francia

di Redazione

L’attesa è alta per la mostra che, dal 20 settembre 2024 al 2 febbraio 2025, accenderà i riflettori sul complesso legame fra Pablo Picasso e la Francia, il Paese nel quale l’artista originario di Malaga fu un eterno straniero. Abbiamo intervistato Annie Cohen-Solal, curatrice scientifica della mostra in arrivo al Palazzo Reale di Milano, con la curatela speciale di Cécile Debray e la collaborazione di Sébastien Delot

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Ripercorre i capitoli di una vicenda poco nota la mostra Picasso lo straniero, in programma a Milano, negli ambienti di Palazzo Reale, a partire dal 20 settembre 2024. Curata da Annie Cohen-Solal, la rassegna approfondisce le turbolente dinamiche alla base del rapporto tra Picasso e la Francia. Una storia che merita di essere raccontata e che si rivela di grande attualità. Attraverso ottanta opere fra dipinti, sculture, disegni, collage, fotografie e stampe, la mostra mette in luce la dimensione politica di un artista che ha fatto epoca.

Come lei stessa ha scritto, fino al 1944 Picasso fu invisibile agli occhi della Francia. Che cosa lo rendeva tale? Perché il Paese in cui era approdato gli riservava un trattamento così duro?
Dopo il suo primo arrivo a Parigi per l’Exposition Universelle del 1900 (Picasso aveva 19 anni), in un Paese sconvolto da tensioni politico-sociali e preda di movimenti xenofobi – basti pensare all’assassinio del Presidente della Repubblica da parte di un anarchico italiano nel 1894 e all’Affare Dreyfus ‒, Picasso fu stigmatizzato come straniero e supposto anarchico da parte della Police des étrangers dal giugno 1901 e come artista d’avanguardia da parte dell’Académie des Beaux-Arts dall’avvento del Cubismo (1907-1914) al 1949.
Durante la Prima Guerra Mondiale, poiché il Cubismo era promosso da una galleria tedesca (quella di Daniel-Henry Kahnweiler), Picasso diventa una vittima collaterale della xenofobia francese. Durante gli anni Trenta, in un Paese nel quale il potere dell’Académie des Beaux-Arts (convinta sostenitrice del “buon gusto” francese) era enorme, le opere di Picasso erano regolarmente rifiutate dalle collezioni nazionali. Fino al 1949, le due sole opere di Picasso incluse nella collezionale nazionale francese erano mediocri. Una era Femme Lisant (1920), donata da Picasso al Musée de Grenoble, mentre l’altra era il ritratto di Gustave Coquiot (1901), comprato dal Musée du Jeu de Paume.

Quanto lo stigma di straniero influì sulla produzione artistica di Picasso?
L’approccio artistico personale di Picasso può essere visto come una successione di innovazioni formali. Picasso non si accontentava mai di un unico quadro estetico, per quanto innovativo. Ma se guardiamo alle opere prodotte nel 1905, quando, durante un intero anno, dipinse solamente i saltimbanchi, oppure alle opere sinistre prodotte durante l’occupazione nazista della Francia, non possiamo negare l’importanza del contesto. Il mio modello teorico di riferimento in sociologia non è quello deterministico alla Bourdieu, ma un modello molto più pragmatico alla Erving Goffman con l’interazionismo simbolico. L’incontro con situazioni di instabilità per un individuo come Picasso, che proveniva da un mondo culturale diverso, lo portò senza dubbio a cercare nuove strade, nuove nicchie, nuovi interlocutori (Diaghilev, Beaumont, i surrealisti) in una società preda di tensioni sociali ed economiche e di ondate di xenofobia. All’epoca del Salon d’Automne del 1905, quando appaiono i Fauves, con Derain e Matisse (di undici anni più vecchio di Picasso), Picasso chiede a sua madre di inviargli una mantiglia da Barcellona per tramite di Ricardo Canals: Picasso realizza un ritratto di Benedetta Canals che può essere paragonato a un Velázquez, segno che non poteva rientrare nell’Avanguardia. Allora, durante l’estate del 1906, Picasso decide di lasciare Parigi e di soggiornare per tre mesi a Gósol, e quando ritorna diventa il leader del Cubismo.

Quali opere avete selezionato per mettere in luce a dimensione politica nella vicenda personale e creativa di Pablo Picasso?
Le Sacré-Coeur, 1909-1910
La lecture de la lettre, 1921
Les Baigneurs : la femme aux bras écartés, 1956

In un’epoca come quella attuale, carica di violenza, estremismi e meccanismi tossici, quali spunti può offrire la rilettura della storia di Picasso come individuo e come artista?
La carriera e l’opera di Picasso sono straordinarie testimonianze di come un individuo possa riuscire a emergere brillantemente da una situazione di emarginazione nel Paese in cui ha vissuto per oltre sei decenni. Accanto all’artista mercuriale che ha esplorato e reinventato ogni genere ed estetica dell’arte, scopriamo un vero stratega che ha saputo navigare nelle correnti ostili della società francese fino al 1944.
Arrivato a Parigi dalla “porta di servizio” dei Catalani di Montmartre, stigmatizzato da due importanti istituzioni dell’epoca (la Police des étrangers e l’Académie des Beaux-Arts), riuscì fin dall’inizio a organizzare intorno a sé una rete di amici e conoscenti su cui avrebbe fatto affidamento per il resto della sua vita. La sua carriera in Francia fu un percorso a ostacoli, un susseguirsi di vittorie e sconfitte dopo due guerre mondiali e una guerra civile, in un’Europa in preda al nazionalismo. Nel 1955 lasciò definitivamente Parigi e andò a vivere nel Sud della Francia tra ceramisti, fotografi, scultori e litografi, di fronte al Mediterraneo, in un’area di culture multiple alla quale era sempre appartenuto. Sceglie la regione rispetto alla capitale, gli artigiani rispetto agli accademici, la provincia rispetto all’establishment parigino, e gestisce felicemente la sua fama ormai mondiale. Quindi, la traiettoria di Picasso è certamente una bussola per tutti noi oggi.

 

BIO
Annie Cohen-Solal è professore straordinario presso l’Università Bocconi di Milano.
Nata ad Algeri, ha conseguito un dottorato di ricerca alla Sorbona dove ha coltivato un forte interesse sia per la storia che per la sociologia. Ha ricoperto importanti incarichi universitari a Berlino, Gerusalemme, New York e Parigi. Come scrittrice, ha ottenuto un riconoscimento internazionale nel 1985, con Sartre: Una vita, tradotto in quindici lingue. Dal 1989 al 1993 è stata consigliere culturale dell’ambasciata francese negli Stati Uniti, un’esperienza che l’ha spinta ad approfondire il tema dell’arte e dell’immigrazione attraverso numerose conferenze, articoli e mostre, come Magiciens de la Terre: Retour sur une Exposition Légendaire (Musée national d’Art moderne, Centre Pompidou, Parigi 2014). Autrice di diversi libri tra cui Picasso lo straniero, che è stato premiato con il Prix Femina Essai 2021; sullo stesso tema, al Museo di Storia dell’Immigrazione, ha curato la mostra in collaborazione con il Musée national Picasso-Paris (novembre 2021-febbraio 2022).

INFO
Picasso lo straniero
dal 20 settembre 2024 al 2 febbraio 2025
PALAZZO REALE
Piazza del Duomo 12, Milano
https://www.palazzorealemilano.it/

Foto cover: Pablo Picasso, La Baie de Cannes, Cannes, 19 aprile 1958 – 9 giugno 1958. Olio su tela, 130 x 195 cm. Musée national Picasso-Paris. Dation Pablo Picasso, 1979. MP212 © Succession Picasso by SIAE 2024. Photo © RMN-Grand Palais (Musée national Picasso-Paris) / Mathieu Rabeau

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