Le vicende della costruzione del palazzo ora universalmente conosciuto come Ca’ Rezzonico sono assai complesse e si compiono in un vasto arco di tempo che giunge a comprendere oltre un secolo. Sull’area dove adesso sorge l’imponente mole marmorea di Ca’ Rezzonico, sulla riva destra del Canal Grande, nella zona compresa tra il rio di San Barnaba e calle Bernardo, insistevano, ancora verso la metà del Seicento, due case di proprietà della nobile famiglia veneziana dei Bon, già ben visibili nella pianta prospettica della città edita da Jacopo de’ Barbari nel 1500: in una di esse i Bon risiedevano, mentre l’altra era data in affitto. I documenti del tempo descrivono queste case come ridotte in condizioni di assoluto degrado, l’una «tristissima e senza sole», l’altra «molto vecchissima » e bisognosa di «reparazion grande». Fu Filippo Bon, figlio di Ottaviano e capo del ramo della famiglia detto, dal luogo di residenza, “di San Barnaba”, procuratore «de Citra» e uomo di notevole cultura, a decidere, nel 1649, di dare il via ai lavori di costruzione di un nuovo palazzo dominicale, più consono ai fasti della famiglia rispetto all’antica e fatiscente dimora dove allora risiedeva. L’incarico di progettare il nuovo edificio venne affidato all’architetto Baldassare Longhena (1597-1682), l’autore della rivoluzionaria “rotonda” della chiesa della Salute e indubbiamente il massimo esponente del barocco veneziano anche nel campo dell’edilizia civile.
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