A partire dal 1965, nel suo studio di Varsavia, Roman Opalka decide di rappresentare lo scorrere del tempo attraverso un processo che lo vede dipingere su tele che l’artista chiama “dettagli”- tutte di uguale dimensione corrispondente alla porta del suo studio – la progressione numerica dallo zero all’infinito. Nell’evoluzione del suo lavoro, in mostra presso la Galleria Michela Rizzo di Venezia a partire dall’1 giugno, si possono distinguere fasi diverse: nelle prime tele i numeri sono dipinti in bianco su un fondo nero, dal 1968 il nero viene sostituito dal grigio, mentre dal 1972 l’artista attenua via via il contrasto tra numeri e sfondo fino quasi ad annullarlo del tutto. Il catalogo della mostra è composto da un ricco apparato iconografico e dai testi di Bruno Corà, Lórand Hegyi e Ludovico Pratesi.