«L’esperienza acquistata sul campo ha consentito a Piana di sviluppare una conoscenza impareggiabile delle tecniche costruttive veneziane: il frutto di una vita consacrata allo studio dei materiali e dell’edilizia veneziana è mirabilmente condensato in questo straordinario volume che si candida a diventare una guida preziosa per tutti coloro che si occupano di tecniche costruttive e storia urbana veneziana» Frederick Ilchman e Davide Gasparotto di Save Venice
Com’è costruita Venezia? Che tecniche sono state utilizzate per realizzare palazzi, cupole e chiese? Quali sono i materiali scelti e perché? È una città di legno o di pietra? Sono solo alcune delle domande che hanno guidato l’indagine di Mario Piana sulla cultura edificatoria veneziana fra Medioevo ed Età moderna. Il risultato è un volume imprescindibile per chi si occupa di patrimonio edilizio storico e per gli appassionati dell’arte veneta.
L’autore esamina le tecniche, i sistemi strutturali, le prassi di cantiere e gli espedienti esecutivi in uso nell’edilizia lagunare, ricostruendone il percorso evolutivo e le ragioni del cambiamento. Lo fa raccontando aneddoti, avvalendosi di documenti di archivio e spiegando perché a Venezia un materiale funziona di più di un altro. Prendendo come esempio manufatti storici, emergenze monumentali, palazzi e luoghi religiosi, Piana accompagna il lettore in un viaggio nella complessità della città tra il Quattro e Cinquecento, costruita trovando di volta in volta compromessi con la sua peculiare morfologia. Spiega Piana, dal 2016 proto della basilica di San Marco: «Il sito lagunare, un intreccio di acquitrini, barene, velme e terre appena emerse, un’area dove era assente la pietra da taglio, il legno adatto alla costruzione e perfino l’acqua dolce, ha influito sui modi edificatori, obbligando le maestranze a mettere a punto tecniche singolari».
Mureri, tagiapiera, marangoni, favri e terrazzieri sono rispettivamente i muratori, gli scalpellini, i carpentieri, i fabbri e gli artieri che si dedicavano alla formazione dei pavimenti in battuto, solo per fare un esempio. Il piomber, l’artigiano incaricato di svolgere opera di manutenzione dei tetti metallici, era un mestiere nato proprio in Laguna, come si legge in diversi documenti, come quello di inizio Seicento dove viene citata Paola dai Piombi, una donna che, probabilmente in impresa con Domenico Soldo, risulta impegnata nella realizzazione del manto di copertura della chiesa del Redentore.
Oltre alla messa a punto di alcune nuove tecniche si assiste alla riproposizione di modi costruttivi “all’antica”, o presunti tali, e alla rielaborazione di procedure proprie del cantiere medievale alle quali vengono attribuiti significati diversi. Nonostante l’uso del legno abbia conservato per tutti i secoli un ruolo fondamentale nell’edilizia lagunare, come dimostrano ancora oggi le Zattere, dove arrivava e si smistava il legno, prevarranno nel giro di pochi decenni le architetture murarie.
La sua ricerca, che non ambisce a fissare codici interpretativi di validità generale, espone con rigore scientifico alcune linee di sviluppo dell’arte edificatoria veneziana, dando conto delle ragioni sottese ai mutamenti, alle cesure, agli scarti di percorso che hanno accompagnato il diffondersi in città della nuova architettura.
Il volume si dispiega in nove capitoli (il sito e l’arte edificatoria; la tradizione costruttiva; le nuove fabbriche; la murazione; le membrature edilizie; gli intonaci e i rivestimenti esterni degli edifici; le pavimentazioni in battuto; le membrature lignee; i manti di copertura e le sovracupole e le cupole lignee) seguiti da una decina di pagine di bibliografia e altre di termini e locuzioni vernacolari. L’ultima sezione è in parte dedicata alla complessità della realizzazione delle cupole della basilica di San Marco.
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