I due percorsi di immagini e parole risultano – seppure nella loro autonomia – perfettamente coerenti nel restituire l’affresco di un territorio molto ben caratterizzato, con una personalità così peculiare da comunicare con chi lo osserva come fosse una vecchia conoscenza.
Tra le foto a cura di Filippo Romano, la prima immagine su cui si posano gli occhi è il particolare di una vite. Un’appendice legnosa. La seconda è una riva scoscesa con i suoi filari. La terza è un uomo in un capanno, vestito con abiti da lavoro nei campi e circondato da attrezzi (una carriola, un rastrello appoggiato al muro).
Dal canto loro, le prime parole che si leggono nel racconto La persistenza delle viti (narrazione fatta di camminate, osservazione e incontri) sono: “Questa è una mano”. Proseguendo la lettura, presto scopriamo che la mano a cui si fa riferimento è in realtà un ramo di vite. A descriverla come se fosse un arto umano è stata la voce di una delle persone che vivono sulle colline, In questo racconto a due voci la dimensione vegetale (botanica, agronomica), animale, architettonica, umana emergono con pari dignità e in dialogo costante. Talvolta le troviamo addirittura impegnate in un acceso dibattito.
Un Paesaggio tutelato è un progetto che attraverso due forme di rappresentazione diverse e complementari dà voce a tutte le parti del corpo di queste colline ricamate. Dalle pagine emergono con la vegetazione intorbidita dalla nebbia o indorata dal sole, con i contadini e le contadine, gli artigiani del legno e i visitatori, il bestiame e le chiesette a pianta ottagonale in cui si va a chiedere il nome di un nascituro, le pale d’altare nascoste nelle vigne, dipinte dal padre di un grande poeta, le eresie e le ortodossie, le innovazioni tecnologiche e il tramandarsi della memoria.
Ginevra Lamberti