È un legame personalissimo e universale quello che unisce la Madonna e il Bambino di Donatello in mostra a Palazzo Strozzi a Firenze. La scrittrice e giornalista Annalena Benini dà loro voce
Cara mamma,
ti ho chiesto scherzando che cos’è l’amore e tu non hai avuto dubbi: l’amore che attraversa il tempo, lo spazio, il bronzo, il marmo, è fermato per sempre nell’amore della Madonna che guarda il suo bambino. Dovevo immaginarlo, da quando sono piccola e ti seguo nelle città, nei paesini, nelle chiese e nei musei, ti fermi sempre a guardare una Madonna col bambino.
Una me l’hai perfino regalata, quando sono rimasta incinta di mia figlia. Era di mia nonna, tua madre. Il protendersi del collo e degli occhi, il continuo scendere e salire per ritrovarsi alla stessa altezza, il desiderio di non staccarsi mai e di leggere nello sguardo la purezza di un legame carnale e al tempo stesso ultra terreno. Che non può finire, che parte dal corpo e si diffonde nello spirito, o viceversa, a seconda di chi osserva o di chi guarda distratto, ma non può non capire: madre e figlio, l’inizio del mondo. L’atto d’amore primario, originario.
Quanto tempo abbiamo passato, mamma, a guardarci gli occhi, le guance, quanto tempo ho passato a metterti le mani sulla faccia per poi perderne il ricordo? La forza esiste e non sa ancora parlare ma guarda, apre la bocca, protende le braccia, ha un profumo inebriante, si dimenticherà tutto ma adesso la sua pelle, a contatto con la nostra pelle, sprigiona l’energia del mondo intero.
Può l’arte restituirci tutto questo? Può, perché mostra due esseri umani nel momento in cui umano e divino si toccano. Il movimento di quello sguardo è un movimento divino, il protendersi degli occhi negli occhi è la prova di un amore che attraverso la madre e il suo bambino si sprigiona anche oltre i loro corpi, la loro unione, e ci avvolge e ci chiama, ci chiede: e voi, voi lo sapete che cos’è l’amore?
Cara mamma, avevi ragione tu: è qui l’amore.
Annalena Benini
BIO
Annalena Benini (Ferrara, 1975), giornalista e scrittrice, dirige la rivista Review del Foglio, cura l’inserto settimanale il Figlio, che è anche un podcast con la sua voce. Ha scritto e condotto Romanzo italiano per Rai 3 e Pietre d’inciampo per Rai Storia. Il suo ultimo libro è I racconti delle donne (Einaudi).
Il bassorilievo della Madonna Pazzi è una delle opere fondamentali del Rinascimento. Per questo è anche la copertina del catalogo Marsilio Arte della mostra a Palazzo Strozzi e al Museo del Bargello. Neville Rowley, uno dei massimi esperti di Donatello, ne ha scritto così
Si tratta di una delle più commoventi Madonne col Bambino dell’intero Rinascimento: Maria tiene suo figlio stretto tra le braccia e pone il viso contro quello del bimbo, in un gesto di grande tenerezza tinto di malinconia – la Vergine ha la premonizione che Gesù morirà troppo giovane, in remissione dei peccati degli uomini. Il Bambino, da parte sua, sembra ancora inconsapevole del suo destino: sorride con tutti i denti appena spuntati, e stringe il velo della madre con grande naturalezza. Con il piede sinistro, si appoggia al bordo di una sorta di scatola in cui sono rappresentati i due protagonisti.
Questa inquadratura è l’altra caratteristica notevole del bassorilievo, oltre all’intimo rapporto affettivo tra i protagonisti: dopo la predella del San Giorgio di Orsanmichele, è la seconda volta che Donatello fa uso della prospettiva matematica inventata dal suo amico Filippo Brunelleschi intorno al 1415. Le linee di fuga dei bordi della nicchia non convergono perfettamente in un unico punto, tutt’altro, ma l’effetto di reale è assai convincente: da un punto di vista ribassato, la Madonna e il Bambino sembrano veramente tridimensionali, e letteralmente spiccare dal fondo del rilievo. È quindi molto probabile che l’opera fosse originariamente appesa a una certa altezza, anche se la posizione per cui nacque è ancora oggetto di dibattito: secondo Wilhelm Bode, che la comprò nel 1886 per conto dei Musei di Berlino dall’antiquario Stefano Bardini, il marmo proveniva da uno dei palazzi fiorentini della famiglia Pazzi (Bode 1886b, p. 203). Nel 1677, una guida fiorentina cita in effetti una Madonna di Donatello in casa di Francesco Pazzi, ma la descrizione non corrisponde in tutto al nostro rilievo (Cinelli 1677, pp. 369 -370; Catterson 2020 ha messo in dubbio questa provenienza, ma anche l’autenticità del rilievo, in modo assai poco convincente).
Il profilo “greco” della Madonna è molto vicino a due figure documentate di Donatello, l’Isacco del gruppo di Abramo scolpito nel 1421 in collaborazione con Nanni di Bartolo per il Campanile fiorentino (e oggi nel Museo dell’Opera del Duomo) e una Sibilla realizzata nel 1422 per la Porta della Mandorla del Duomo.
Dalla sua creazione, la Madonna Pazzi è stata ammirata da molti artisti fiorentini e toscani (Michelozzo nella sua Madonna Orlandini, anch’essa in marmo e ora a Berlino, inv. 55; o Jacopo della Quercia nella sua Fuga in Egitto per il portale principale della facciata di San Petronio, a Bologna). Ne rimane una dozzina di repliche prodotte nel corso del Quattrocento, sia in terracotta che in stucco: quasi tutte fanno a meno di due delle novità più radicali di questo capolavoro, ovvero la nicchia prospettica e il biancore integrale (sulla dimensione comunque cromatica del marmo donatelliano si veda Fehrenbach 2011, pp. 51 -53). In queste derivazioni, solo la più commovente delle invenzioni di Donatello è rimasta visibile: il tenero ma tragico confronto tra due volti amorevoli.
Neville Rowley
INFO
Donatello, il Rinascimento
fino al 31 luglio 2022
PALAZZO STROZZI E MUSEO NAZIONALE DEL BARGELLO
Piazza Strozzi, Firenze
https://www.palazzostrozzi.org
MUSEO NAZIONALE DEL BARGELLO
Via del Proconsolo 4
https://www.bargellomusei.beniculturali.it/musei/1/bargello/
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