Parole

da MArte

Tutta la storia del burrascoso legame tra Picasso e la Francia

di Marco Carminati

Palazzo Reale a Milano e Palazzo Te a Mantova inaugurano la nuova stagione espositiva con due mostre complementari dedicate a Pablo Picasso e al suo turbolento rapporto con la Francia. Il giornalista e autore Marco Carminati racconta i dettagli di una vicenda che mescola arte, Storia e politica

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Quando Pablo Picasso morì a Mougins, in Provenza, l’8 aprile 1973, una valanga di elogi si riversarono su di lui e sulla sua arte. La Francia, nazione in cui Picasso era vissuto per quasi settant’anni, prese solenni decisioni riguardo al suo lascito. Potendo saldare le imposte di successione attraverso la cessione di opere d’arte, lo Stato francese e i famigliari dell’artista si accordarono per attingere dall’immensa eredità del Maestro una selezione di 200 dipinti, 150 sculture, 3000 disegni, 88 ceramiche e altro ancora, per destinare tutto questo a un Museo nazionale intitolato a Pablo Picasso, che avrebbe poi aperto i battenti a Parigi il 28 settembre 1985.
La storica Annie Cohen-Solal ha voluto riconsiderare questo “grande amore” della Francia per Pablo Picasso mettendosi alacramente al lavoro sulle carte d’archivio e arrivando a conclusioni inattese e per certi aspetti sconcertanti. Contrariamente a quanto comunemente si creda, la Francia dimostrò più volte una sincera e aperta ostilità nei confronti di questo artista “spagnolo”, definito “straniero”, “anarchico” e per giunta esponente di un’“arte incomprensibile”.
Nel 1901 Pablo Ruiz Picasso ‒ che aveva scelto la capitale francese come sua residenza ‒ si trovò immediatamente schedato dalla polizia parigina, che aprì per lui un fascicolo dall’eloquente intestazione: “Straniero n° 74.664”.
L’incartamento verrà periodicamente aggiornato per molti anni, non solo con il vistoso timbro SPAGNOLO (a lettere maiuscole) apposto spesso sulle carte, ma anche con giudizi che denotano la diffidenza politica nei suoi confronti, il disprezzo per la sua arte e persino toni d’autentica xenofobia: “Non ha prestato servizio militare nel nostro paese durante il conflitto nel 1914”, è “pittore sedicente moderno”, fa “apologia dei Soviet”, è “anarchico sorvegliato dalla prefettura” e poi “parla malissimo il francese, a malapena riesce a farsi capire”.
Nonostante queste ostilità, lo “straniero” Picasso in Francia stava macinando capolavori. A Parigi aveva dipinto Les Demoiselles d’Avignon (1907). Nel 1929 le aveva proposte in dono al Louvre, ma il museo sdegnosamente rifiutò. Poi arrivò Guernica (1937), che l’artista dipinse travolto dall’orrore della guerra civile spagnola in una Francia però completamente indifferente a quella tragedia fratricida, anticamera dell’ecatombe del conflitto mondiale.
Nel 1940 Picasso tentò di ottenere la naturalizzazione francese ma la sua aspirazione venne stroncata. Questa la motivazione: “Straniero privo di titoli per ottenere la naturalizzazione; comunque, visto quanto precede, dev’esser considerato estremamente sospetto”.
Nel 1942 accadde di peggio. Per rinnovare il permesso di soggiorno francese fu costretto a specificare: “Io sottoscritto dichiaro sul mio onore di non essere ebreo”.
La scoperta della precarietà in cui visse l’artista e degli ostacoli che si trovò a superare lungo il suo percorso di vita in Francia sono la trama non solo del libro di Annie Cohen-Solal, Picasso. Una vita da straniero (Marsilio, 2024) ma anche dell’originalissima mostra a esso ispirato, curata sempre da Annie Cohen-Solal assieme a Cécile Debray e allestita dal 20 settembre 2024 al 2 febbraio 2025 al Palazzo Reale di Milano. Intitolata Picasso lo straniero, la rassegna è promossa dal Comune di Milano ‒ Cultura, prodotta da Palazzo Reale con Marsilio Arte e realizzata grazie alla collaborazione del Musée national Picasso di Parigi, del Palais de la Porte Dorée e del Musée National de l’Histoire de l’Immigration.
Picasso lo straniero presenta un’ottantina di opere dell’artista, oltre a documenti, fotografie, lettere e video, provenienti dal Museo Picasso di Parigi e dal Musée National de l’Histoire de l’Immigration di Parigi. Un percorso estetico e storico che invita a riflettere sui temi dell’immigrazione e dell’accoglienza avendo come perno la figura e l’opera di Pablo Picasso che, nonostante la Francia fosse diventata la sua casa e la sua fama avesse dato lustro a questa nazione, non otterrà mai la cittadinanza francese. Tardivamente (1958), in effetti, gliela proposero. Ma a questo punto fu lui stesso a non volerne più sapere.

Marco Carminati

BIO
Marco Francesco Carminati è nato nel 1961 e si è laureato in storia dell’arte medievale e moderna con il professor Miklos Boskovits all’Università Cattolica di Milano.
Giornalista professionista, dal 1990 ha lavorato all’inserto culturale Domenica de Il Sole 24 Ore, del quale ha curato le pagine di arte, architettura, beni culturali e antiquariato. Dal 7 gennaio 2020 al 1° aprile 2023 è stato il caporedattore responsabile della Domenica, e titolare su Radio 24 della trasmissione settimanale Luoghi d’arte, dedicata alla scoperta delle meraviglie artistiche dell’Italia e rivolta al grande pubblico degli ascoltatori.
Sul fronte della ricerca, ha approfondito la storia della pittura e della miniatura del Rinascimento, e ha al suo attivo alcune pubblicazioni in materia, dedicate a Piero della Francesca (Electa), alla Gioconda di Leonardo da Vinci (Silvana Editoriale), al pittore Cesare da Sesto, 1477-1523 (Jandi Sapi), e al miniatore Maestro BF (Edizione Cardano). Ha curato per Longanesi il volume Abecedario pittorico (2007) che raccoglie le ultime trasmissioni radiofoniche di Federico Zeri, da lui dedicate ai grandi capolavori dell’arte di tutti i tempi.
Per Longanesi ha pubblicato il libro David in carrozza (2009) dedicato agli avventurosi trasporti delle opere d‘arte nei secoli. Più di recente ha curato l’edizione delle Memorie di Ettore Modigliani (Skira) e ha pubblicato La Galleria dei ritratti (edizioni del Sole 24 Ore), una carrellata di profili di significativi protagonisti del mondo dell’arte (artisti, collezionisti, mercanti e falsari), Raffaello pugnalato (edizioni del Sole 24 Ore), sulle vicissitudini subite dei capolavori di Raffaello, e Gli Angeli di Raffaello (Interlinea), sulle presenze angeliche nelle opere del Sanzio.
Nel 2007 ha vinto la prima edizione del Premio Viareggio per il Giornalismo (2007) per l’articolo nel quale si annunciava il ritrovamento a Milano dell’atto di battesimo di Caravaggio.
Nel 2011 ha vinto il Premio Pasquale Rotondi (sezione comunicazione) conferito a chi si è distinto nella difesa e promozione del patrimonio artistico nazionale.
Dal 1999 collabora attivamente alle iniziative didattiche (viaggi e conferenze) del FAI, Fondo per l’ambiente Italiano, degli Amici di Brera e degli Amici del Museo Poldi Pezzoli. È anche impegnato ‒ attraverso pubblicazioni, app e apparati didattici ‒ nella promozione artistica e storica delle Isole Borromee sul lago Maggiore, con particolare attenzione agli edifici storici e alle collezioni d’arte (Palazzo Borromeo. Uno scrigno d’arte sull’Isola Bella con Stefano Zuffi, Electa).
Da più di un decennio cura il ciclo di incontri pubblici dal titolo Capolavori raccontati per il Palazzo Ducale di Genova.
Nel 2018 è stato nominato Accademico Onorario dell’Accademia di Belle Arti di Perugia e da qualche anno partecipa agli incontri d’arte organizzati nell’ambito della Sagra Musicale Umbra.
Dal 2023 è Vicepresidente dell’Associazione degli Amici di Brera.

INFO
5 settembre 2024 – 6 gennaio 2025
Picasso a Palazzo Te. Poesia e Salvezza
PALAZZO TE
Viale Te 13, Mantova
https://www.centropalazzote.it/

20 settembre 2024 – 2 febbraio 2025
Picasso lo straniero
PALAZZO REALE
Piazza del Duomo 12, Milano
https://www.palazzorealemilano.it/mostre/lo-straniero

Cover photo: Pablo Picasso (1881-1973), Dormeuse aux persiennes, Juan-les-Pins, 25 aprile 1936. Olio e carboncino su tela, 54,5 x 65,2 cm. Musée national Picasso-Paris. Dation Pablo Picasso, 1979. MP152 © Succession Picasso by SIAE 2024. Photo © RMN-Grand Palais (Musée national Picasso-Paris) / Adrien Didierjean

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